Arthur Bispo do Rosário - Cultura Brasil

Arthur Bispo do Rosário

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Arthur Bispo do Rosario

Arthur Bispo do Rosário  è stato un artista brasiliano. Nacque il 14 maggio del 1909 a Japaratuba, in Sergipe e ha dedicato circa 50 anni alla sua enorme produzione artistica. Le sue opere hanno diviso la critica tra chi lo considerava semplicemente un pazzo e chi riconosceva in lui una genialità non comune. La sua storia ha interamente ruotato intorno alla Colônia Juliano Moreira, un istituto creato a Rio de Janeiro durante il XX secolo e destinato ad ospitare le persone con problemi mentali.

Biografia

Arthur Bispo nacque a Japaratuba, municipio facente parte dell’entroterra sergipano. Sin dai primi anni di vita, visse sulle spalle il dramma della discriminazione: il colore della pelle, la povertà e il pregiudizio contro i nordestini avevo reso Bispo un emarginato. Iniziò a dedicarsi alla boxe, dopo poco, passò alle scommesse clandestine. Arthur, tra i fumi della sua pazzia, negava sempre le sue origini, affermava di essere apparso tra le braccia della Vergine Maria e, in quanto reincarnazione di Gesù Cristo, di essere figlio di San Giuseppe.

Singolare era la vicenda legata al suo posto di lavoro più duraturo, quello di tuttofare presso la famiglia Leoni di Botafogo. L’artista conobbe il suo datore, l’avvocato Humberto Leoni, durante un incidente avvenuto alla Viaçao Escelsior, dove lavorava come gommista. Humerto lo difese contro l’impresa e Arthur tornò a casa con una causa vinta e un nuovo impiego. Bispo non accettava denaro dalla famiglia, si accontentava del cibo e dell’alloggio offertogli.

Il 22 dicembre del 1938, l’artista si svegliò in preda alle allucinazioni e, recatosi dal padrone di casa, gli disse di esser diretto alla Igreja da Candelaria. Dopo aver girovagato per la strada Primeiro de Março e dopo aver visitato varie chiese dell’allora Distrito Federal, Bispo raggiunse il Mosteiro de Sao Bento e annunciò a un gruppo di monaci di esser stato inviato da Dio per giudicare i vivi e i morti.

Due giorni dopo, venne fermato dalle forze dell’ordine e, essendo senza documenti e indigente, fu condotto all’Hospício Pedro II, il primo albergo per poveri del paese che ospitò anche lo scrittore Lima Barreto.

Le sue condizioni mentali richiedevano delle cure e un istituto idoneo, per questo, circa trenta giorni dopo, venne trasferito nella Colônia Juliano Moreira, localizzata nella periferia Jacarepaguá, dove gli venne diagnostica una schizofrenia paranoica. La Colonia fu, per l’artista, una casa che l’ospitò per ben 50 anni. Arthur era riconoscente di questo e, spesso, aiutavi gli infermieri a gestire i pazienti più ribelli: essendo un ex-pugile, aveva sviluppato una tecnica tutta sua, chiudeva il pugno e arrotolava su di esso un lenzuolo bagnato, dopodichè sferrava un colpo.

La "Colonia Juliano Moreira" che ospitò Bispo per 50 anni

Bispo, grazie al suo contributo, era diventato quasi uno sceriffo e, in qualità di aiutante, era riuscito ad evitare gli elettroshock. Pian piano aveva anche imparato a controllarsi e si era guadagnato la fiducia dei funzionari, era impossibile, tuttavia,  arrestare il corso della malattia: Arthur iniziò ad isolarsi, pretese di essere chiuso in una cella e rifiutò il cibo: “Dimagrirò per diventare santo”, affermava. Fu in questa fase di isolamento che emerse, dalla pazzia, la sua genialità artistica: in mancanza di materie prime, Bispo iniziò a decorare la propria uniforme azzurra. Con un lavoro certosino durato anni, da un camice scucito e ricucito varie volte, l’artista riuscì a creare la sua opera più famosa, il Manto da Apresentaçao, ovvero un mantello sacro portato per tutta la vita che doveva essere utilizzato nel giorno del Giudizio Universale per il suo “passaggio”.

La vita di Arthur era diventata una linea sottile che divideva la realtà e la fantasia, il delirio e l’arte, in 50 anni di opere, l’artista non si fermò mai, non aveva cognizione del valore di ciò che stava creando, semplicemente riteneva di ricreare nella propria celletta un universo del quale egli stesso era il re: sovente affermava che la sua era una missione derivante da un legato di Dio.

Bispo, pian piano, diventò il simbolo delle più moderni correnti avanguardiste, i suoi pezzi, realizzati con i “materiali di scarto della società consumistica”, negli USA erano considerati arte.

Gli artisti americani, infatti, si ribellavano contro gli eccessi della società consumistica trasformando oggetti di uso comune in opere artistiche, ne era un esempio calzante la scatoletta di pomodori Campbell. Arthur, dunque, iniziò ad essere apprezzato dai più grandi esponenti della critica e i suoi lavori vennero paragonati a quelli di Marcle Duchamp.

Nel 1980, Bispo uscì ufficialmente dall’anonimato: si parlò di lui durante il programma Fantastico, trasmesso in tutto il Brasile dalla Rede Globo. La trasmissione presentò la sua genialità artistica, approfondita ulteriormente nel documentario O Prisioneiro da Passagem – Arthur Bispo do Rosário, firmato dallo psicanalista e fotografo Hugo Denizart. A partire da quel momento, grandi personalità, artisti e appassionati si recarono di persona nella Colonia Juliano Moreira per incontrare l’artista alienato.

Due anni dopo, parte della sua opera fu esposta alla mostra Margem da Vida del Museu de Arte Modena di Rio de Janeiro. Il cirtico Frederico Morais, direttore del museo, lo definì un talento genuino con una produzione avanguardista.

Sempre negli anni ‘80, la Colônia Juliano Moreira lasciò andar via molti pazienti. Bispo decise di restare e, con le sue opere, occupò ben 10 celle. L’incessante produzione di Arthur continuò fino al 5 luglio del 1988, quando si spense a causa di un arresto cardiaco.

Il 18 ottobre del 1988, Frederico Morais organizzò, presso la Scuola d’Arte Visuale del Parque Lage, Registros de Minha Passagem Pela Terra, la prima mostra individuale dell’artista. Più di 8 mila persone parteciparono all’evento.

L'esposizione delle opere di Arthur Bispo alla Biennale di Venezia

Nel 1995, i lavori dell’autore furono esposti alla Biennale di Venezia, dove fu il rappresentante ufficiale del Brasile.

Opere principali

Le fasce di Arthur Bispo dedicate alle Miss e alle nazioni

Le belle donne e le fasce – Bispo, attento lettore di riviste e giornali, aveva una particolare predilezione per le miss. A suo avviso, le modelle erano il paradigma della castità. Una donna in particolare rapì l’attenzione di Arthur, si trattava di Miss Universo 1963 (Leda Maria Vargas). L’artista le dedicò diverse opere, tra le quali, sono famose delle fasce ricamate all’interno e all’esterno. Tali nastri di tessuto, tuttavia, erano realizzati anche per rendere omaggio a diverse città del mondo, costituendo una specie di atlante geografico, organizzato secondo i fatti di cronaca che Bispo leggeva sui giornali O Cruzeiro e Manchete. Arthur, infatti, accompagnava con attenzione tutte le vicende legate al regime militare, nonchè i campionati box e le questioni internazionali che marcarono la storia del periodo, come l’invasione sovietica in Afghanistan.


A Cama de Romeu e Julieta, Arthur Bispo

A Cama de Romeu e Julieta – una creazione che rappresentava una rivisitazione del letto di Romeo e Giulietta. Bispo l’aveva realizzata per inscenare l’opera Shakespeariana, dove lui avrebbe interpretato Romeo e,  Rosângela Maria, una stagista di Psicologia della Colonia, avrebbe vestito i panni di Giulietta. Il letto, tuttavia, non faceva riferimenti a qualcosa di nuziale, bensì alla morte e al riposo eterno. L’opera rappresentava un’urna funeraria che abbracciava la morte passeggera di tutte le notti, nonchè una “cavità” coperta, somigliante a tratti ad una tomba, a tratti ad un ventre materno, un luogo dove accovacciarsi e morire. La Cama de Romeu e Julieta è un lavoro fondamentale nel curriculum di Arthur, un’espressione poetica dedicata al passaggio.


Stendardo e Nave da Guerra, Arthus Bispo

Le barche – le opere di Arthur si sono concentrate, molto spesso, sulla riproduzione e sulla raffigurazione di imbarcazioni. Le barche erano un chiaro richiamo al passato, quando l’artista lavorava per la Marina Militare Brasiliana. I modellini delle navi belliche erano particolarmente accurati, mentre gli stendardi - che molto spesso presentavano flotte di imbarcazioni in assetto da guerra – avevano, addirittura, delle iscrizioni con i nomi delle truppe e degli ufficiali.  Le creazioni rispondevano ad uno scopo preciso: quello di difendere il piccolo mondo creato da Bispo all’interno della Colonia. 


 

O Manto da Apresentaçao, Arthur Bispo

O Manto da Apresentaçao – opera unica, piena di colori, porta con sè l’influenza dei ricami di Japaratuba, città natale di Bispo, conosciuta per gli ottimi lavori artigianali. Il mantello fu confezionato per essere utilizzato, come già esposto innanzi, nel giorno del suo “passaggio”. E’ costituito da un insieme di simboli molto complessi, proprio perchè combinano elementi della religione cattolica con la cultura africana, indios e carnevalesca. Il mantello è stato ricondotto anche alle festività brasiliane popolari, dove le persone di colore, in un momento di estati, erano al centro dell’attenzione. In virtù di questa valutazione e dell’inversione della condizione sociale che ne conseguiva, il Manto da Apresentaçao aveva il potere di trasformare, con le sue fantasie, la singolarità in universalità.

 

Fonti:

  1. De acordo com registros da Light, onde prestou serviço entre 1933 e 1937.
  2. ARTHUR BISPO DO ROSARIO – BIOGRAFIA CLÍNICA (em português) Abpbrasil (20-10-2001).
  3. http://cartanaescola.com.br/single/show/112
  4. http://www.almanaquebrasil.com.br/personalidades-arte/9730-arthur-bispo-do-rosario.html
  5. Bruno Dorigatti (27 de setembro de 2010). Lima Barreto, entre o hospício e o cemitério Saraiva.
  6. Rodrigo Correia (7 de setembro de 2012). Paciente 01662: a arte que transformou o manicômio e a visão sobre o louco Encena.
  7. Rosário, Arthur Bispo do (1911 - 1989) Itau Cultural (23 de outubro de 2008).
  8. http://www2.uol.com.br/vivermente/artigos/as_artes_de_arthur_bispo_do_rosario.html
  9. Almeida, Jane de; Silva, Jorge Anthonio. Ordenação e vertigem / Ordering and vertigo. São Paulo: CCBB/Takano, 2003.
  10. Burrowes, Patricia. O Universo segundo Arthur Bispo do Rosário.
  11. Hidalgo, Luciana. Arthur Bispo do Rosário O Senhor do Labirinto. Ed Rocco.
  12. Kato, Gisele. O artista redentor. São Paulo, Revista Bravo!, 2003.
  13. Lázaro, Wilson. (org.). Arthur Bispo do Rosário - Século XX. Cosac Naify.
  14. Seligmann-Silva, Márcio. Arthur Bispo do Rosário: a arte de enlouquecer os signos. Artefilosofia, nº 3, julho.2007, pp. 144–158. (Instituto de Filosofia, Artes e Cultura - IFAC-UFOP).
  15. Silva, Jorge Anthonio. Arthur Bispo do Rosário - Arte e loucura.
  16. Diversos. A vida ao rés-do-chão. Artes de Arthur Bispo do Rosário. Ed. Sete Letras.

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