Guilherme de Almeida
24 de julho de 1890, Campinas, São Paulo
11 de julho de 1969, São Paulo
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Esta vida
Um sábio me dizia: esta existência, não vale a angústia de viver. A ciência, se fôssemos eternos, num transporte de desespero inventaria a morte. Uma célula orgânica aparece no infinito do tempo. E vibra e cresce e se desdobra e estala num segundo. Homem, eis o que somos neste mundo. Assim falou-me o sábio e eu comecei a ver dentro da própria morte, o encanto de morrer. Um monge me dizia: ó mocidade, és relâmpago ao pé da eternidade! Pensa: o tempo anda sempre e não repousa; esta vida não vale grande coisa. Uma mulher que chora, um berço a um canto; o riso, às vezes, quase sempre, um pranto. Depois o mundo, a luta que intimida, quadro círios acesos : eis a vida Isto me disse o monge e eu continuei a ver dentro da própria morte, o encanto de morrer. Um pobre me dizia: para o pobre a vida, é o pão e o andrajo vil que o cobre. Deus, eu não creio nesta fantasia. Deus me deu fome e sede a cada dia mas nunca me deu pão, nem me deu água. Deu-me a vergonha, a infâmia, a mágoa de andar de porta em porta, esfarrapado. Deu-me esta vida: um pão envenenado. Assim falou-me o pobre e eu continuei a ver, dentro da própria morte, o encanto de morrer. Uma mulher me disse: vem comigo! Fecha os olhos e sonha, meu amigo. Sonha um lar, uma doce companheira que queiras muito e que também te queira. No telhado, um penacho de fumaça. Cortinas muito brancas na vidraça Um canário que canta na gaiola. Que linda a vida lá por dentro rola! Pela primeira vez eu comecei a ver, dentro da própria vida, o encanto de viver.
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Questa Vita
Un saggio mi disse: questa esistenza, non vale l'angustia di vivere. La scienza, se fossimo stati eterni, in un trasporto di disperazione avrebbe inventato la morte. Una cellula organica appare nell'infinito del tempo. E vibra e cresce e si sdoppia e si rompe in un secondo. Uomo, ecco cosa siamo in questo mondo. Così mi parlò il saggio e io cominciai a vedere dentro la stessa morte, il fascino di morire. Un monaco mi disse: la gioventù, è un fulmine ai piedi dell’eternità! Pensa: il tempo va sempre e non riposa; questa vita non vale un gran cosa. Una donna che piange, una culla in un angolo; il riso, a volte, quasi sempre, un pianto. Dopo il mondo, la lotta che intimidisce, un quadro ceri accesi: ecco la vita Questo mi disse il monaco e io continuai a vedere dentro la stessa morte, il fascino di morire. Un povero mi disse: per il povero la vita, è il pane e il cencio vile che lo copre. Dio, io non credo in questa fantasia. Dio mi diede fame e sete tutti i giorni ma non mi diede mai pane, nè acqua. Mi diede la vergogna, l'infamia, il male di andare di porta in porta, in stracci. Mi diede questa vita: un pane avvelenato Così mi parlò il povero e continuai a vedere, nella stessa morte, il fascino di morire. Una donna mi disse: vieni con me! Chiudi gli occhi e sogna, amico mio. Sogna una casa, una dolce compagna che vorresti molto e che anche lei ti voglia. Sul tetto, una cresta di fumo. Tende molto bianche sulle finestre Un canarino che canta nella gabbia. Che bella vita che là dentro si svolge! Per la prima volta cominciai a vedere, dentro la stessa vita, il fascino di vivere. |
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*traduzione non ufficiale