In Brasile, con il termine Architettura Coloniale, viene definita l'architettura realizzata sul territorio brasiliano dal 1500, anno di scoperta da parte dei Portoghesi, fino al 1822, anno della indipendenza.
Durante il periodo coloniale, i colonizzatori importarono le correnti stilistiche dall'Europa, adattandosi alle condizioni materiali e socio-economiche locali. Il Brasile ospita edifici coloniali con tratti architettonici rinascimentali, barocchi, rococò e neoclassici; tuttavia, la transizione, avvenne in modo graduale lungo i secoli e la classificazione dei periodi e degli stili artistici del Brasile coloniale è ancora motivo di dibattito tra gli specialisti.
L'importanza dell'eredità architettonica e artistica brasiliana è attestata dal riconoscimento come Patrimonio Mondiale dell' UNESCO. Stiamo parlando dei centri storici di Salvador, Ouro Preto, Olinda, Diamantina, São Luís do Maranhão, Goiás Velho, il Santuário do Bom Jesus de Matosinhos in Congonhas do Campo e le rovine delle Missões Jesuíticas Guarani in São Miguel das Missões.
Agglomerati coloniali e urbanistica
L'attività architettonica in Brasile cominciò ufficialmente a partire dal 1530, quando la colonizzazione ebbe l'impulso dalla creazione delle Capitanias Hereditarias (sistema di divisione del territorio in regioni comandate da nobili Portoghesi) e dalla fondazione delle prime vilas (agglomerati tra i 1'000 ed i 10'000 abitanti). Esempi furono Igaraçu e Olinda, fondate da Duarte Coelho Pereira nel 1535 e Sao Vicente, fondata da Martim Afonso de Sousa nel 1532.
Più tardi, nel 1549, fu fondata la città di Salvador da Tomé de Sousa, città che ospitava la sede del Governo-Geral. Luis Dias, l'architetto portato da Tomé de Sousa, oltre alla capitale della colonia, disegnò anche il palazzo del governatore, diverse chiese, le prime strade e le indispensabili fortificazioni.
La parte più nobile della città di Salvador, fu costruita su un terreno sopraelevato a 70 metri sul livello della spiaggia, mentre la realizzazione della baia fu accompagnata dalle infrastrutture dedicate alle attività commerciali.
Salvador, Città Alta e città Bassa |
Anche altre città fondate nel XVI secolo, come Olinda (1535) e Rio de Janeiro (1565), si caratterizzarono per essere state costruite nei pressi del mare, su terreno sopraelevato, dividendosi in una città alta ed una città bassa. Generalmente, la città alta ospitava le abitazioni e la parte amministrativa e la città bassa le aree commerciali e portuarie, ricordando, così, l'organizzazione delle principali città portoghesi, come Lisbona Porto e Coimbra. Questa disposizione nasceva da esigenze di difesa: frequenti erano gli attacchi durante gli assestamenti coloniali. Quasi tutti i primi agglomerati fondati dai Portoghesi possedevano mura, palizzate, fortezze e porte che controllavano l'accesso.
L'urbanistica coloniale brasiliana, si occupava prevalentemente di progetti di strade e mura che si adattassero al terreno, nonché del posizionamento degli edifici importanti, come conventi e chiese. Sebbene non seguissero il rigido sistema a scacchiera delle città spagnole del Nuovo Mondo, molte città coloniali, cominciando da Salvador, seguivano una relativa regolarità.
Durante il periodo dell' Unione Iberica (1580-1640), le città fondate in Brasile furono caratterizzate da maggiore regolarità. Significativi esempi sono: Felipeia da Paraiba (attuale Joao Pessoa), fondata nel 1585 e Sao Luis do Maranhao, disegnata nel 1615 da Francisco Frias de Mesquita.
Degne di nota sono le grandi opere urbanistiche realizzate a Recife durante il governo del conte Mauricio de Nassau (1637-1643) che, con ponti, canali e forti, trasformò l'antico porto di Olinda in città.
La città di Olinda con la vicina Recife, foto di Josè Wolf |
Aspetto determinante dell'urbanistica coloniale era la costruzione di chiese e conventi. Frequentemente, la costruzione di edifici religiosi, era accompagnata dalla creazione di un sagrato o una piazza unita all'edificio, così come una maglia di strade d'accesso, organizzando, in questo modo, lo spazio urbano. A Salvador, per esempio, la costruzione del Colegio dos Jesuitas nel XVI secolo, fuori dalle mura della città, diede origine ad una piazza - Il Terreiro de Jesus - e fece dell'area un polo di espansione della città.
Altro esempio importante di spazio urbano coloniale, è il Patio de Sao Pedro, sorto dalla costruzione della Concatedral de Sao Pedro dos Clerigos di Recife (dopo il 1728).
A Rio de Janeiro, la principale strada coloniale, a Rua Direita (attuale Rua Primeiro de Março), nacque come collegamento tra il Morro do Castelo, dove venne fondata la città ed il Mosteiro de Sao Bento, localizzato sulla omonima collina. Altro tratto marcante, era la costruzione di monumenti religiosi in luoghi alti, a volte preceduti da scale, aspetti di forte impatto scenografico di matrice barocca.
A Rio, per esempio, molti monasteri e chiese furono costruite sulle colline, con le facciate rivolte verso il mare, offrendo un magnifico scenario per i viaggiatori che attraversavano la Baia da Guanabara.
La particolare relazione esistente tra topografia e chiese, caratterizzava anche le città mineire, specialmente Ouro Preto.
Il Santuário do Bom Jesus de Matosinhos di Congonhas (Minas Gerais), localizzato su una collina, è preceduto da una via crucis con cappelle e una scalinata decorata con statue di profeti.
Nel XVIII secolo, le riforme emanate dal governo del Marques de Pombal, finalizzate in parte alla necessità di occupare i confini con l'America spagnola, determinarono la massiccia presenza di ingegneri militari nella colonia e la fondazione di varie vilas, le quali prevedevano spazi per edifici amministrativi, chiese e simboli del potere pubblico. Così, durante il XVIII secolo, negli attuali stati di Rio Grande do Sul, Mato Grosso, Goias, Roraima, Amazonas e altri, molte vilas furono create seguendo un' urbanistica pianificata.
Oltre a ciò, in alcuni luoghi, si adottarono stili comuni per le facciate degli edifici, con l'obbiettivo di creare un congiunto urbano armonico, un esempio è la città bassa di Salvador, durante la metà del XVIII secolo.
Anche in Minas Gerais, dove il Ciclo do Ouro favorì la rapida crescita delle vilas in terreni accidentati, senza nessuna pianificazione, vi furono importanti interventi urbanistici. Mariana, localizzata su un terreno relativamente pianeggiante, fu ricostruita con maggiore regolarità nel 1745 da Josè Fernandes Pinto Alpoim. Nella stessa epoca, varie abitazioni furono demolite nel centro di Ouro Preto per creare una piazza monumentale, l'attuale Praça Tiradentes, dove furono costruite la Casa da Camara e il Palacio dos Governadores.
Praça Tiradentes |
Migliorie urbanistiche divennero frequenti quando avanzò la colonizzazione. A Salvador, nel XVIII secolo, i grandi livellamenti permisero la crescita della città bassa, prima confinata ad una sottile fascia di terreno. A Rio de Janeiro, laghi e pantani furono bonificati per permettere l'espansione e migliorare la salubrità della città.
Rio ospita forse la maggiore infrastruttura realizzata nel Brasile coloniale: l'Aqueduto da Carioca, inaugurato definitivamente nel 1750. L'acquedotto, portava l'acqua dal fiume al centro della città, alimentando varie fontane, alcune delle quali ancora esistono. Una di queste, è quella realizzata dal Mestre Valentim nel 1789 nel Largo do Paço (attuale Praça XV). La piazza fu progettata agli inizi del 1740 da Josè Fernandes Pinto Alpoim, avendo come modello l'immagine della Praça da Ribeira di Lisbona.
Aqueduto da Carioca |
Rio de Janeiro, allora capitale della colonia dal 1767, fu il principale luogo di interventi urbanistici tra il XVIII ed il XIX secolo. Il più importante fu la creazione del Passeio Publico tra il 1789 ed il 1793. Il disegno del parco, realizzato secondo il progetto del Mestre Valentim, incluse viali alberati geometrici, fonti e statue. Per costruire il parco fu necessario un grande intervento urbanistico, con la distruzione di una collina ed interventi su un lago. Più tardi, con l'arrivo della Familia Real Portuguesa nel 1808, Rio ebbe il Jardim Botanico, il primo della colonia Brasiliana.
Architetti
La maggior parte dei realizzatori dei progetti architettonici della colonia restarono nell'anonimato. Tra gli autori conosciuti, ci sono religiosi e molti ingegneri militari, quest'ultimi con solide basi teoriche.
Altri avevano una conoscenza più pratica, come i maestri di opere, maestri muratori e carpentieri.
Ordini religiosi come i Gesuiti, Benedettini, Francescani e Carmelitani, possedevano costruttori e architetti validi; con loro iniziò la grande tradizione di costruzioni religiose, sempre più ricche e imponenti.
Un esempio è l'architetto gesuita Francisco Dias che lavorò alla costruzione della chiesa gesuita di Lisbona. Quando nel 1577 arrivò in Brasile, si dedicò alla progettazione della Igreja da Graça de Olinda e costruì i collegi gesuiti di Rio de Janeiro, Santos e altri.
Igreja da Graça de Olinda |
Altro importante architetto religioso fu il frate Macario de Sao Joao, un benedettino al quale sono attribuiti i progetti seicenteschi delle chiese del Mosteiro de Sao Bento e della Misericordia de Salvador.
Gli ingegneri militari erano, in maggioranza, Portoghesi, altri di differenti nazionalità, come italiana, al servizio del Portogallo. Questi ingegneri non progettavano solo forti, ma disegnavano anche agglomerati urbani ed edifici amministrativi, fino a costruzioni religiose.
Noto professionista del XVII secolo, fu Francesco Frias de Mesquita che si stabilì in Brasile tra il 1603 e il 1635. Francesco costruì varie fortezze, disegnò la città di Sao Luis do Maranhao ( dopo il 1615) e progettò la chiesa del Mosteiro de Sao Bento do Rio de Janeiro.
Durante il XVIII secolo, gli ingegneri militari portoghesi progettarono alcune tra le maggiori opere dell'architettura coloniale. Josè Fernandes Pinto Alpoim, per esempio, progettò, a Rio de Janeiro, il Paço Imperial, il Convento de Santa Tereza e terminò l'Acqueduto Carioca. A Minas Gerais, progettò il Palacio dos Governadores de Ouro Preto e disegnò la città di Mariana.
A Rio, la Igreja de Candelaria fu progettata da Francisco Joao Roscio, altro ingegnere militare portoghese. Ad Ouro Preto, Pedro Gomes Chaves progettò la Igreja Matriz de Nossa Senhora do Pilar, mentre a Bahia, Manuel Cardoso de Saldanha progettò la Igreja de Nossa Senhora da Conceiçao da Praia, con pianta e facciata innovative.
Igreja de Nossa Senhora da Conceiçao da Praia |
Ovviamente, gli ingegneri militari portoghesi si dedicavano anche alle fortezze. Nel sud, ad esempio, Josè da Silva Pais costruì un elaborato sistema di forti per difendere la Ilha de Santa Catarina.
La crescente richiesta di professionisti capaci nelle colonie, portò il governo coloniale a creare le cosiddette Aulas de Fortificaçao e Arquitetura Militar che rappresentarono le prime scuole dedicate all'insegnamento dell'architettura in Brasile.
La prima fu creata a Salvador nel 1699, la seconda, nella stessa epoca a Recife. Nel 1735, venne inaugurata un' aula a Rio de Janeiro, nella quale Pinto Alpoim fu il primo professore.
A partire da queste aule, cominciarono a sorgere i primi ingegneri militari laureati in Brasile. Un esempio fu Josè Antonio Caldas (1725-1767), nato a Bahia e allievo di Manuel Cardoso de Saldanha. Josè si occupò di vari progetti di ingegneria e architettura nel nordest, inclusa la ricostruzione della Catedral de Salvador (già demolita). Lavorò anche sulla costa occidentale dell'Africa. A partire dal 1761, divenne professore dell'aula de Salvador.
Degni di nota furono anche i maestri-muratori e maestri d'opera che, in principio erano i responsabili della realizzazione dei lavori ma, frequentemente, disegnavano loro i progetti architettonici. Questi lavoratori non avevano una formazione teorica in architettura, ma avevano molte conoscenze pratiche, acquisite nei cantieri. Tra coloro i quali che elaborarono rischi architettonici di rilevanza, ci sono Manuel Ferreira Jacome, maestro-muratore, autore della Igreja de Sao Pedro dos Clerigos a Recife.
A Minas Gerais, la presenza di questi maestri fu molto importante, basti citare nomi come Josè Pereira dos Santos, Josè Pereira Arouca e Francisco de Lima Cerqueira, quest'ultimo, responsabile della Igreja de Sao Francisco de Assis de Sao Joao del-Rei.
Ci furono anche autori di progetti estranei al mondo edile. Un esempio importante fu Antonio Pereira de Sousa Calheiros, dottore in legge che progettò le Igrejas do Rosario de Ouro Preto e Mariana. Luis da Cunha Meneses, governatore coloniale, progettò la monumentale Casa da Camara e Cadeia de Ouro Preto. Importante fu anche Antonio Francisco Lisboa, o Aleijadinho, nato come scultore ma anche autore di importanti progetti architettonici.
Materiali
Inizialmente, l'architettura coloniale utilizzò le tecniche della taipa de pilao (rudimentali costruzioni in legno), di rapida realizzazione, creata con materiali abbondanti nella colonia: argilla e legno.
Successivamente, venne adottata la muratura in pietra o in adobe (un particolare tipo di mattoni) per costruire pareti più robuste che permettessero la realizzazione di strutture più grandi munite di tetto in legno.
adobe |
La pietra era utilizzata negli edifici più nobili, in generale come rinforzo negli angoli dei grandi edifici e nelle architravi di porte e finestre. Pochissimi edifici furono costruiti esclusivamente in pietra, un esempio tutt'ora intatto è la Casa-Forte de Garcia d'Avila in Bahia, costruita all'inizio del 1600.
Casa-Forte de Garcia d'Avila |
Nei primi tempi, le coperture delle case erano realizzate semplicemente con paglia, come le ocas indigene. Le tegole, inizialmente utilizzate negli edifici più ricchi, si diffusero rapidamente con l'urbanizzazione.
Bibliografia:
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- Luís Dias, "Mestre da Fortaleza e Obras de Salvador" trouxe consigo a traça do novo núcleo fortiticado de autoria de Miguel de Arruda, mestre das obras reais. (VALLA, 1996).
- Goulart Reis Filho, Nestor. Imagens de vilas e cidades do Brasil Colonial : recursos para a renovação do ensino de História e Geografia do Brasil. Revista Brasileira de Estudos Pedagógicos. v. 81, No 198 (2000)
- Gasparini, Graziano. Barroco no Brasil: Mais Qualidade que Quantidade. in: América, Barroco y Arquitectura (Caracas: Ernesto Armitano Editor, 1972). [2]
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- da Silva Telles, AC. Atlas dos monumentos históricos e artísticos do Brasil. MEC/SEAC/FENAME. 1980