Una notizia diffusa da una delle maggiori testate brasiliane ha scatenato una preoccupazione generale. Paulo Coelho e la morte, i trenta giorni di vita si sono rivelati un semplice gioco mediatico. Lo scrittore sta bene, sebbene abbia sfiorato la morte, salvato - per caso o per intervento divino - grazie alla propria manager. Un semplice esame che ha avuto esiti preoccupanti ma, per fortuna, già risolti. Lo scrittore rassicura tutti registrando un video, eccolo con traduzione di seguito:
Buongiorno, oggi è il 25 febbraio. Mi sono svegliato ed ho controllato la posta elettronica che non funziona dati i messaggi su un tema che deve uscire domani sulla rivista Serafina di San Paolo. Ma Anselmo Gomes che come uno dei migliori giornalisti ha le sue fonti in tutti i luoghi. La nota di Anselmo Goes dice che ho 30 giorni di vita. Il giorno 28 novembre del mese passato, il che è corretto, ma lasciatemi spiegare. Il padre del mio agente e amica, Monica, morì a settembre e Monica ha cominciato ad insistere che dovessi fare un test al cuore, perchè suo padre morì d'infarto. Io risposi che cammino tutti i giorni, faccio tiro con l'arco, ho una vita sana, non sono grasso, non voglio fare questo test e, quando tornai dal compleanno della mia compagna a Madrid, aveva fissato un appuntamento ed ho fatto il test, il famoso test di sforzo. L'ho fatto, sono salito sulla salita, mi sono stancato ed ho dedotto che il test di sforzo è peggio di una montagna. Fui nello studio del medico e lui venne da me e disse: "Signor Coelho, lei morirà tra 30 giorni".
Io ho guardato mia moglie ed ho esclamato:"Cosa?!".
Lui mi ha risposto:"Morirà tra 30 giorni, è l'avvio verso l'infarto perchè ha già il 90% delle arterie ostruite. Non sappiamo dove, perchè non è possibile vederlo. Dunque lei deve ricoverarsi e sottomettersi ad una coronariografia per vedere dov'è il problema. Esistono 2 possibilità: 1° può succedere qualcosa durante l'intervento, 2° non troviamo nulla. Se non riusciamo, dobbiamo fare quella vecchia cosa che anticamente si faceva che è il bypass".
Io non ho avuto il tempo di spaventarmi, l'ho guardato ed ho detto: "Va bene" e sono uscito.
Sono ritornato un minuto dopo ed ho detto: "Dottor Japuim io ho bisogno di una seconda, terza opinione medica perchè non sto sentendo nulla, il personale mi ha chiesto: 'sta sentendo dolore?' io: 'No', 'sta sentendo stanchezza?' io: 'no' sta sentendo 'qualcos'altro?' 'No'. Quindi, visto che il test dice che devo morire, preferisco ascoltare una seconda opinione, una terza opinione. Allora, mi ha dato i documenti con i grafici e sono uscito subito da lì. Mi sono collegato ad internet, ho scannerizzato i documenti e li ho inviati a quattro miei amici medici, un cardiologo ed altri tre esperti di cardiologia e, nella stessa notte, hanno inviato la risposta scrivendo subito subito: "La situazione è pessima, puoi morire".
Ma io mi sto sentendo bene, non sto molto male ma sto molto male. Quindi, sono tornato là il giorno seguente ed ho detto: "Va bene facciamolo". Il medico mi rispose: "Non è possibile farlo ora, lo facciamo domani". Questo è accaduto il lunedì, il maredi sono ritornato e mi dovevo ricoverare mercoledì.
Ma la cosa interessante è che il martedì ho riflettuto sulla mia vita, da questa situazione sarebbe potuto derivare un problema serio, ossia, letteralmente, sarei potuto morire.
Io ho detto questo: "Bene, ho paura di morire? No", ho sempre detto alle persone di non aver paura di morire ed adesso devo affrontare questa possibilità reale e, no, non ho paura di morire. La seconda cosa che ho pensato fu: "Che vita benedetta che ho avuto ,ho sposato la donna che amo, ho passato 33 anni al suo lato, lei starà bene economicamente, ho lavorato durante tutta la mia vita facendo ciò che mi piaceva, ho vissuto di eccessi quando ero giovane, ho vissuto intensamente la vita, mi sono realizzato in ciò che volevo fare: è difficile essere scrittore, vivere di letteratura e, se morirò domani, bene, morirò contento".
Il giorno successivo mi recai là, ho sostenuto l'intervento, questo cateterismo e grazie a Dio hanno scoperto le due arterie occluse al 90%. Sono entrato nella sala operatoria per una ora, non era anestesia generale, era anestesia locale, solo nel punto dove hanno infilato il catetere, il medico è uscito dopo un' ora, è ritornato ed ha detto : "Ora viene la parte più difficile perchè impianteremo lo stent, ossia collochiamo tramite un palloncino un tubicino affinchè non torni di nuovo ad ostruirsi" io dissi: "Con calma". Ero assolutamente tranquillo, la mia preoccupazione era calmare il medico, percepivo che era nervoso perchè se fossi morto nelle mani del medico, per me sarebbe stato un altro luogo ma per lui avrebbe significato la fine della sua carriera.
Lui ha impiantato i due stants, è uscito, sono rimasto altre tre ore. Lui (il medico), è venuto subito da me, mi ha dato una pacca sulla spalla ed ha detto: "Cuore nuovo. Dopo due giorni un mio amico che ha sostenuto lo stesso intervento già stava giocando a golf. Deve solo prendere aspirine per il resto della vita ed il farmaco durante l'anno".
Due giorni dopo sono stato in chiesa a ringraziare per la protezione, per l'avviso perchè ero realmente condannato ma nessuno muore nell'ora esatta ed è stato il padre di Monica che in un certo modo mi ha salvato e Monica stessa che ha insistito per fare tutto ciò. Questa è la storia ma la grande lezione rimasta è questa: quando dovrò morire voglio morire esattamente come sarei dovuto morire il giorno 30 novembre 2011, ossia pensando alle stesse cose: ho combattuto bene, ho avuto fede, ho fatto ciò che volevo. Era questo che volevo spiegarvi, così si calma un poco questa cosa delle email perchè è diventato un problema. Sono quasi morto ma dopo due giorni già stavo bene e già stavo uscendo perchè, in questo caso, si ricomincia a fare molti esercizi: torniamo al tiro con l'arco, dopo, a camminare. Domani ci sarà la fine di tutto perchè verrà pubblicato tutto per intero. Un abbraccio, che Dio benedica questo sabato e voi.