Se eu Fosse Voce - Rubem Alves - Cultura Brasil

Se eu Fosse Voce - Rubem Alves

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Se Fossi in Te

Ciò che le persone più desiderano è avere qualcuno che le ascolti in maniera calma e tranquilla. In silenzio. Senza dare consigli. Senza che dica: "Se io fossi in te..." Non amiamo le persone che parlano bene. E' la persona che ascolta bene quella che amiamo. Il discorso è bello solo quando nasce da un lungo e silenzioso ascolto. E' nell'ascolto che l'amore inizia. Ed è nel non ascolto che finisce. 
Non ho imparato questo sui libri. L'ho imparando prestando attenzione. Tutti riuniti allegramente nel ristorante: padre, madre, figli, mormorio allegro. Sulla spalliera, la nonna, con la testa bianca. Silenziosa. Come se non esistesse. Non parlava non perchè non aveva nulla da dire. Non parlava perchè non aveva più nessuno che la ascoltasse. Il silenzio dei vecchi. Ai tempi di Freud le persone cercavano i terapeuti per curarsi dai dolori delle repressioni sessuali. Ho imparato che oggi le persone cercano i terapeuti a causa del dolore di non aver nessuno che le ascolti. Non chiedono di essere curate da qualche malattia. Chiedono di essere ascoltate. Vogliono la cura per i dolori della solitudine.
Trovo bello il taoismo, una filosofia orientale. Per sapere com'è basta leggere le poesie di Alberto Caeiro. Il taoismo è un modo di osservare il mondo. Sono molte le maniere di guardare il mondo. Ogni modo, ogni mondo. Il taoismo dice che il mondo è fatto di incastri. Tutto arriva a coppie. Ciò che non ha pari non esiste. Tutto è maschio e femmina: yang, yin. Quando le due parti del pari si incastrano fanno "clac" - e la felicità arriva.
Per avere incastri è necessario che ogni circuito sia incompleto. Se le parti fossero complete, gli incastri non sarebbero possibili nè necessari. Come in un puzzle. Ogni pezzo deve avere un'apertura. Ogni apertura  serve ad incastrare un "pieno" dell'altro pezzo. Se tale spazio non esiste, l'incastro non può avvenire. Il puzzle diventa debole, disordinato, si rompe. Ma non credete in questa parola "pieno" che ho usato. L'ho usata in mancanza d'altro. "Pieno" suggerisce qualcosa di completo, a cui non manca nulla. Ma la verità è un'altra. Tutto "pieno" è un'apertura vista al contrario. Quando lo spazio e il pieno si uniscono avviene l'incastro (chi ha già montato un puzzle conosce il piacere quasi erotico che si sente nel far incastrare un pezzo nell'altro. Come se fosse una metafora sessuale. Conferma del taoismo). Vivere è montare un puzzle. Vivere è cercare incastri.
Credo che i taoisti impararono questo osservando la bocca di un bambino succhiando il seno della madre. La bocca è un vuoto. Senza saper nulla lei già conosce gli incastri. Succhia il vuoto. I suoi movimenti ritmici sono la prima forma di preghiera, senza parole. La preghiera è un vuoto che aspetta. La bocca vuota prega per il "pieno" che la soddisferà: il seno della madre. Ma il "pieno" del seno della madre è anche preghiera: vuole una bocca che lo succhi. Quando bocca e seno s'incontrano l'incastro avviene. E la felicità. Il vuoto dell'uno è il pieno dell'altro. Il vuoto dell'uno è la felicità dell'altro.
Così è l'amore. La tristezza amorosa è il vuoto che desidera il pieno. Socrate inventò un mito per spiegare l'amore. Disse che Eros nacque dal matrimonio tra la Povertà e la Pienezza. L'amore è un vuoto nell'anima. Chi ama è povero. Manca qualcosa. Un pezzo non incastrato nel puzzle. Il sentimento amoroso è la nostalgia del pezzo che mi manca, il "pezzo strappatomi". Così sono maschio e femmina.
Il maschio è il pieno che prega per il vuoto che lo abbraccerà. La femmina è il vuoto che prega per il pieno in cui s'incastrerà. Quando gli amanti si abbracciano e i pezzi si compenetrano, i corpi si uniscono, come nel puzzle. Tutto l'atto d'amore è una realizzazione effimera di un'unità originale persa.
Così sono lo yang e lo yin, il pieno e il vuoto, il seno e la bocca, il maschile e il femminile, la parola e l'ascolto. La parola è maschile: pieno, sperma, seme, penetrazione, eiaculazione.
Secondo Aurelio, questa parola, eiaculazione che è usata normalmente per designare l'espulsione dello sperma, significa anche "proferire, dire ad alta voce". Eiaculare sperma e parlare sono la stessa cosa.
L'ascolto è femminile. Il pene eretto è una povertà. E' una supplica, una preghiera per una vagina che lo accolga. Il seme, per germinare, ha bisogno di un buco nella terra che lo accolga. Il parlare è povero, manca. Cerca il vuoto dell'orecchio. L'eiaculazione della parola, maschile, avviene in un momento. Ma la germinazione dell'ascolto, femminile, richiede tempo e silenzio.
Per ascoltare non basta avere orecchi. E' necessario smettere di avere una bocca. Lo sapevo, l'espressione: "Sono tutti orecchi". Tutti orecchi; non permetto essere bocca. La mia funzione parlante, maschile, è stata spenta. Non dico nulla. Nemmeno a me stesso. Se dicessi qualcosa a me stesso mentre parli sarebbe come se cominciassi a fischiettare durante un concerto. Faccio, per ascoltarti, lo stesso silenzio che faccio per ascoltare la musica. Adesso ti rivelo il segreto dell'ascolto. Quando ero agli inizi dell'arte della psicoanalisi prestavo la maggiore attenzione a quello che il cliente mi stava dicendo. Passò molto tempo prima che  percepissi che chi presta maggiore attenzione a ciò che è detto, non riesce ad ascoltare l'essenziale.
L'essenziale è fuori dalle parole. Fernando Pessoa, questa distrazione degli dei, la conosceva e scrisse. Esiste una poesia che diresse ad un poeta. Il poeta è un parlatore. Costruisce oggetti con parole. A questo poeta, il cui incarico è parlare,
disse:

Cessa il tuo canto.
Cessa, perchè mentre
l'ascoltavo, udivo
un'altra voce
come se venisse dagli interstizi
del brando incanto
con cui il tuo canto
arrivava a noi.
Ti udivo e la udivo
Nello stesso tempo
E differenti
Che cantavano.
E la melodia
Che non c'era
Se ben ricordo,
Mi fa piangere.

Presta attenzione a quello che è scritto. Fernando Pessoa dice che il discorso ha due parti. La prima sono le parole pronunciate: il testo. La seconda è una melodia che si fa ascoltare negli interstizi del discorso: la musica. Il testo è qualcosa di conscio, cerebrale. La musica è qualcosa del corpo, inconscio. Ciò che la psicoanalisi definisce inconscio è la musica del corpo. Chi recita il testo non percepisce chi sta cantando. Ci sono stati tentativi di riprodurre un discorso che fosse solo testo, senza musica. La scienza e la filosofia si sono sforzate coltivando questa idea -  un discorso il cui corpo che lo recitasse fosse assente. Parlare senza anima, solo informazione. La voce metallica, monotona, indifferente, di robot, degli annunci degli altoparlanti degli aeroporti è un'espressione sensibile di questo ideale disumano. Potresti immaginare un dialogo amoroso in questo modo?
Non esiste voce umana che non abbia musica.
Allora Fernando Pessoa dice che il testo non ha importanza. Non è in lui che si incontra ciò che importa ascoltare. Chiede addirittura al poeta di smettere di parlare perchè il suo discorso disturba l'ascolto della melodia... E' questo l'assurdo segreto dell'ascolto: è necessario non prestare attenzione a ciò che si dice per sentire ciò che non è stato detto, la musica. E' nella musica che vive la verità di chi parla.
Così, se vuoi ascoltare bene, non prestare molta attenzione alle parole. Dimentica le lezioni di ermeneutica, la scienza dell'interpretazione dei sensi. Impara ad ascoltare la musica. Tutti i tipi di musica, dal tam-tam dei tamburi a Boulez. Perchè ciò che i compositori hanno fatto è stato solo suonare sugli strumenti ciò che era suonato dal corpo. Parafrasando Uexkull: "tutto il corpo è una melodia che viene suonata". Sarebbe bello se, nei corsi di psicologia, si leggessero meno libri e si ascoltasse più musica.



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Se eu Fosse Voce


O que as pessoas mais desejam é alguém que as escute de maneira calma e tranquila. Em silêncio. Sem dar conselhos. Sem que digam: "Se eu fosse você..." A gente ama não é a pessoa que fala bonito. E a pessoa que escuta bonito. A fala só é bonita quando ela nasce de uma longa e silenciosa escuta. E na escuta que o amor começa. E é na não-escuta que ele termina. 
Não aprendi isso nos livros. Aprendi prestando atenção. Todos reunidos alegremente no restaurante: pai, mãe, filhos, falatório alegre. Na cabeceira, a avó, com sua cabeça branca. Silenciosa. Como se não existisse. Não é por não ter o que dizer que não falava. Não falava por não ter quem quisesse ouvir. O silêncio dos velhos. No tempo de Freud as pessoas procuravam os terapeutas para se curarem da dor das repressões sexuais. Aprendi que hoje as pessoas procuram os terapeutas por causa da dor de não haver quem as escute. Não pedem para ser curadas de alguma doença. Pedem para ser escutadas. Querem a cura para a dor da solidão. 
Acho bonito o taoísmo, filosofia oriental. Para saber como ele é basta ler os poemas de Alberto Caeiro. O taoísmo é um jeito de olhar para o mundo. São muitos os jeitos de olhar para o mundo. Cada jeito, cada mundo. O taoísmo diz que o mundo é feito de encaixes. Tudo vem aos pares. O que não tem par não existe. 
Tudo é macho e fêmea: yang, yin. Quando as duas partes do par se encaixam faz "clac" - e a felicidade acontece. Para haver encaixe é preciso que cada pane seja incompleta. Se as partes fossem completas os encaixes não seriam possíveis nem necessários. Como num quebra-cabeça. Cada peça tem de ter um buraco. Esse buraco é para nele se encaixar um "pleno" da outra peça. Se tal buraco não existir, o encaixe não pode acontecer. O quebra-cabeça fica frouxo, solto, desmancha. Mas não acredite nessa palavra "pleno", que usei. Usei por falta de outra. "Pleno" sugere algo completo, em que nada falta. Mas a verdade é outra. Todo"pleno" é um buraco visto pelo avesso. Quando o buraco e o pleno se juntam acontece o encaixe. (Quem já montou quebra-cabeça sabe do prazer quase erótico que se sente ao fazer uma peça se encaixar na outra. Como se fosse uma metáfora sexual. Confirmação do taoísmo.) Viver é montar um quebra-cabeça. Viver é procurar encaixes. 
Acho que os taoístas aprenderam isso observando a boca de um nenezinho sugando o seio da mãe. A boca é um vazio. Sem nada saber ela já sabe sobre os encaixes. Suga o vazio. Seus movimentos rítmicos são a primeira forma de oração, sem palavras. Oração é o vazio que espera. A boca vazia ora pelo "pleno" que a satisfará: o seio da mãe. Mas o "pleno" do seio da mãe é também oração: quer uma boca que o sugue. Quando boca e seio se encontram o encaixe acontece. E a felicidade. O vazio de um é o pleno do outro. O vazio de um é a felicidade do outro. 
Assim é o amor. A tristeza amorosa é o vazio desejando o pleno. Sócrates inventou um mito para explicar o amor. Disse que Eros nasceu do casamento entre a "Pobreza" e a "Plenitude". O amor é um buraco na alma. Quem ama é pobre. Falta alguma coisa. Peça desencaixada do quebra-cabeça. O sentimento amoroso é a nostalgia pelo pedaço que me falta, "pedaço arrancado de mim". Assim são o masculino e o feminino. 
O masculino é o pleno que ora pelo vazio que o abraçará. O feminino é o vazio que ora pelo pleno que nele se encaixará. Quando os amantes se abraçam e as peças se interpenetram, os corpos se encaixam, como no quebra-cabeça. Todo ato de amor é uma realização efêmera de uma unidade original perdida.Assim são o yang e o yin, o pleno e o vazio, o seio e a boca, o masculino e o feminino, a fala e a escuta.
A fala é masculina: o pleno, sêmen, semente, penetração (fodere, em latim, quer dizer cavar), ejaculação. Segundo o Aurélio, essa palavra, ejaculação, que é usada normalmente para designar o jato de esperma, significa também "proferir, dizer em voz alta". Ejacular esperma e falar são a mesma coisa.
O ouvir é feminino. O pênis ereto é uma pobreza. E uma súplica, uma oração por uma vagina que o acolha. A semente, para germinar, precisa de um buraco na terra que a acolha. A fala é pobre, falta. Procura o vazio do ouvido. A ejaculação da fala, masculina, acontece num momento. Mas a germinação da escuta, feminina, demanda tempo e silêncio.
Para ouvir não basta ter ouvidos. É preciso parar de ter boca. Sábia, a expressão: "Sou todo ouvidos". Todo ouvidos; deixei de ter boca. Minha função falante, masculina, foi desligada. Não digo nada. Nem para mim mesmo. Se eu dissesse algo para mim mesmo enquanto você fala seria como se eu começasse a assobiar no meio de um concerto. Faço, para ouvir você, o mesmo silêncio que faço para ouvir música. Vou agora lhe revelar o segredo da escuta. Quando era iniciante na arte da psicanálise tratava de prestar a maior atenção naquilo que o cliente me estava dizendo. Levou tempo para que eu percebesse que quem presta muita atenção no que é dito não consegue escutar o essencial. O essencial se encontra fora das palavras. Fernando Pessoa, essa distração dos deuses, sabia disso e escreveu. Está num poema que ele dirigiu a um poeta. O poeta é um falador. Constrói objetos com palavras. A esse poeta, cujo negócio é falar,
ele diz:
Cessa o teu canto.
Cessa, porque enquanto
o ouvi, ouvia
uma outra voz
como que vindo nos interstícios
do brando encanto
com que o teu canto
vinha até nós.
Ouvi-te e ouvi-a
No mesmo tempo
E diferentes
Juntas a cantar.
E a melodia
Que não havia
Se agora a lembro,
Faz-me chorar.
Preste atenção no que está escrito. Fernando Pessoa diz que a fala tem duas partes. A primeira são as palavras que são ditas: a letra. A segunda é uma melodia que se faz ouvir nos interstícios da fala: a música. A letra é coisa do consciente, cerebral. A música é coisa do corpo, inconsciente. Aquilo a que a psicanálise dá o nome de inconsciente é a música do corpo. Quem diz a letra não percebe que está cantando. Tem havido tentativas de produzir uma fala que seja só letra, sem a música. A ciência e a filosofia têm-se esforçado por esse ideal - uma fala da qual o corpo do que fala esteja ausente. Fala sem alma, só informação. A voz metálica, monótona, indiferente, de robô, dos serviços de alto-falantes dos aeroportos é uma expressão sensível desse ideal desumano. Você poderia imaginar um diálogo de amor com essa fala?
Não existe voz humana que não tenha música.
Aí Fernando Pessoa diz que a letra não tem importância. Não é nela que se encontra aquilo que importa escutar. Pede até ao poeta que pare de falar porque a fala dele atrapalha ouvir a melodia... Esse é o absurdo segredo da escuta: é preciso não escutar o que se diz para se poder ouvir o que ficou não-dito, a música. É na música que mora a verdade daquele que fala.
Assim, se você quiser ouvir bem, não preste muita atenção na letra. Esqueça as lições da hermenêutica, a ciência da interpretação dos sentidos. Aprenda a sentir a música. Todos os tipos de música, do tam-tam dos tambores a Boulez. Porque o que os compositores fizeram foi só fazer tocar em instrumentos aquilo que era tocado pelo corpo. Parafraseando Uexküll: "Todo corpo é uma melodia que se toca." Seria bom se, nos cursos de psicologia, se lesse menos livros e se ouvisse mais musica.

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