Gilberto Gil, nato a Salvador il 26 giugno del 1942, ha sempre avuto le idee molto chiare sul proprio futuro: "Voglio essere musgueiro (musicista) - diceva a soli due anni - Voglio essere musgueiro e avere un figlio".
Il grande impegno e la grande sensibilità di Gil hanno fatto in modo non solo che diventasse un "musgueiro" famoso a livello planetario e il padre di 8 figli, ma che - anche e soprattutto - prendesse parte alla storia brasiliana con le sue battaglie contro il regime dittatoriale, con la fondazione del Movimento Tropicalista a lato di Caetano Veloso e Tom Zé e, infine, con le sue riforme nelle vesti di Ministro della Cultura durante il Governo Lula.
>La biografia
In occasione della Festa Literaria Internacional de Paraty, Gil ha affermato di non aver più interesse a vedere un'altra biografia pubblicata, tuttavia, le grandi richieste da parte del pubblico lo hanno convinto a raccontarsi di nuovo. Il cantante, inoltre, ha ironizzato sul fatto di non aver mai avuto una buona memoria ed ha spiegato come il libro abbia "restaurato" ricordi rimasti al buio.
La biografia si apre con il racconto dell'infanzia di Gilberto, passata a Ituaçu - paesino dell'entroterra baiano - dove era conosciuto con lo pseudonimo di Beto. Le prime pagine del testo espongono il rapporto tra Gil e la propria famiglia, spiegando come il ruolo della nonna sia stato fondamentale durante i primi anni di vita.
Regina Zappa (autrice della biografia) si è impegnata molto nel preservare tutte le frasi paradigmatiche usate dall'artista nella descrizione della propria vita, riuscendole a mescolare con testi di canzoni e testimonianze di amici e familiari; alcune pagine del libro, ancora, sono dedicate a foto inedite raccolte dai cassetti più remoti di casa Gil.
Regina, inoltre, ha trascorso alcuni giorni a casa dell'artista, l'intento è stato quello di immergersi nel vivo della quotidianità del personaggio per poterlo raccontare preservando la massima autenticità. Con molta sorpresa, Zappa si è trovata di fronte alla difficoltà di inquadrare un individuo, a suo avviso, troppo poliedrico e complesso o, come lei stessa ha affermato, un "essere unico e diverso".
La scrittrice, oltre a ciò, è rimasta affascinata dall'enorme sensibilità di Gilberto Gil, il quale, discorrendo di episodi passati, non riusciva a trattenere le lacrime, di qui la decisione di dedicare uno spazio del racconto anche all'emotività del protagonista.
Nel libro è presente anche il curriculum di Gilberto, l'albero genealogico e la discografia.
Per informazioni su come acquistare il libro, mandare un'e-mail a questo indirizzo: culturabrasil8@gmail.com
Gilberto Gil e Regina Zappa, foto di Marcelo Borgongino |
Regina, inoltre, ha trascorso alcuni giorni a casa dell'artista, l'intento è stato quello di immergersi nel vivo della quotidianità del personaggio per poterlo raccontare preservando la massima autenticità. Con molta sorpresa, Zappa si è trovata di fronte alla difficoltà di inquadrare un individuo, a suo avviso, troppo poliedrico e complesso o, come lei stessa ha affermato, un "essere unico e diverso".
La scrittrice, oltre a ciò, è rimasta affascinata dall'enorme sensibilità di Gilberto Gil, il quale, discorrendo di episodi passati, non riusciva a trattenere le lacrime, di qui la decisione di dedicare uno spazio del racconto anche all'emotività del protagonista.
Nel libro è presente anche il curriculum di Gilberto, l'albero genealogico e la discografia.
Per informazioni su come acquistare il libro, mandare un'e-mail a questo indirizzo: culturabrasil8@gmail.com
Frammenti del libro pubblicati sul sito Uol Entretenimento nella sezione Musica:
L'invito di Elis Regina nel 1965:
"Alle 5 di pomeriggio, Gil timbrò il cartellino. Uscì da lavoro, andò fino all'angolo dell'Avenida Ipiranga con l'Avenida Rio Branco e suonò al campanello dell'appartamento di Elis Regina, già allora una stella della TV, al comando del programma "O Fino da Bossa", grande successo della Record. Nemmeno ebbe il tempo di entrare che lei chiese: "suona una canzone". Dopo: "Suonane un'altra". Secondo Elis, in città parlavano solo di Gilberto Gil: "Edu parla molto di te. Anche Baden mi ha parlato di te. Ho ascoltato l'altro giorno una sua composizione". A partire da quel momento, nacque una grande amicizia e una delle tante collaborazioni di Gil durante quest'anno fuori dalla sua Bahia"
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Viaggio all'esilio
A Londra, Gil sperimentò l'acido, la mescalina, i funghi e faceva "molti viaggi mentali","tutto ciò che ricordo della nostra casa del primo anno a Chelsea è quando alcuni Americani apparvero e insieme prendemmo un acido. All'alba ci intrattenemmo tutti in cucina e gli Americani iniziarono a leggere il poster come se si fosse trattato di un geroglifico. Leggevano e ci trovavano un senso" Furono molti "viaggi". Gil dichiarò che in questa fase prese più di 100 acidi. "Era una pazzia! Una notte ci fu un gruppo enorme, dieci o quindici Brasiliani, tutti viaggiando con l'acido. All'improvviso, vedemmo materializzarsi nel bel mezzo della sala una delle persone che era nell'altra stanza. Ci spaventammo, quella figura che si materializzò in camera come un ologramma svanì. Tutti corremmo nell'altra stanza, la figura era ancora lì"
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La crisi e il testo di Palco
"Non gli usciva dalla testa. Aveva bisogno di altro nella vita, percepiva un fastidio. Qualcosa dentro Gil diceva che era l'ora di smetterla con la musica, di cercare un'altra professione. Era diverso rispetto ad un'altra volta, quando aveva paura di aver seccato la fonte da dove era sgorgata tutta la sua opera. Già correva l'anno 1980 e, adesso, era lo stesso Gil che voleva drenare la fonte. (...) Amava ancora cantare, non era questo il problema. Aveva bisogno di qualcosa che introducesse un nuovo respiro di vita, una nuova direzione. Era preparato a prendere la sua decisione, quando pensò che dovesse comporre una canzone di addio, l'ultima. "E' così - pensò - questa dichiarazione deve essere musicale. Devo andare sul palco per raccontare al pubblico che sto andando via". Compose, allora, la canzone che divenne una delle sue preferite e che scelse come talismano:"Palco". Era tuttavia possibile che ciò che stava provando non fosse esattamente il contrario? Non era una riaffermazione della sua relazione con la professione? Non lasciava intendere chiaro cosa cantare e comporre rappresentasse per lui?