Canzone del Tamoio
I
Non piangere, figlio mio;
Non piangere, che la vita
E' lotta cruenta:
Vivere è lottare.
La vita è lotta,
Che i deboli abbatte,
Che i forti, i coraggiosi
Solo può esaltare
II
Un giorno viviamo!
L'uomo che è forte
Non teme la morte;
Solo teme di scappare;
Sull'arco che tende
Ha sicura la cattura,
Sia tapuia,
Condor o tapiro.
III
Il forte, il codardo
Le sue gesta invidia
Di vederlo nella battaglia
Elegante e feroce;
E i timidi vecchi
Nelle importanti riunioni,
Curvate le fronti,
Ascoltano la sua voce!
IV
Domina, se vivi;
Se muori, riposa
Dei suoi nel ricordo,
Sulla voce del futuro.
Non curarti della vita!
Sii bravo, sii forte!
Non fuggire dalla morte,
Che la morte dovrà arrivare!
V
E perchè sei mio figlio,
I miei valori vesti;
Tamoio nascesti,
Valente sarai.
Sii un duro guerriero,
Robusto, rude,
Onore dei tamaios
In guerra e pace.
VI
Il tuo grido di guerra
Rimbomba negli orecchi
Dei nemici attraversati
Dalla vile pena;
e tremano nell'ascoltarlo
Peggiore del sibilo
Delle frecce leggere,
Peggiore del tuono.
VII
E la mano in questa tribù,
Volendo in silenzio
I figli creati
Nella legge del terrore;
Il tuo nome gli dica,
Che la gente nemica
Forse non ascolta
Senza pianto, senza dolore!
VIII
Tuttavia se la fortuna,
Tradendo i tuoi passi,
Ti trascina nella prigione
Del nemico fallace!
Nell'ultimo momento
Le tue gesta ricorda,
Tranquillo in apparenza,
Impavido, audace.
IX
Cadi come il tronco
Toccato dal fulmine,
Spaccato in due, incandescente
Sulla grande estensione;
Così muore il forte!
Nel passo della morte
Trionfa, conquista
Più alto onore.
X
Le armi studia,
Penetra nella vita:
Grave o cara,
Vivere è lottare.
Se il duro combatte
I deboli abbatte,
Ai forti, ai coraggiosi
Solo può esaltare.
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Canção do Tamoio
I
Não chores, meu filho;
Não chores, que a vida
É luta renhida:
Viver é lutar.
A vida é combate,
Que os fracos abate,
Que os fortes, os bravos
Só pode exaltar.
II
Um dia vivemos!
O homem que é forte
Não teme da morte;
Só teme fugir;
No arco que entesa
Tem certa uma presa,
Quer seja tapuia,
Condor ou tapir.
III
O forte, o cobarde
Seus feitos inveja
De o ver na peleja
Garboso e feroz;
E os tímidos velhos
Nos graves concelhos,
Curvadas as frontes,
Escutam-lhe a voz!
IV
Domina, se vive;
Se morre, descansa
Dos seus na lembrança,
Na voz do porvir.
Não cures da vida!
Sê bravo, sê forte!
Não fujas da morte,
Que a morte há de vir!
V
E pois que és meu filho,
Meus brios reveste;
Tamoio nasceste,
Valente serás.
Sê duro guerreiro,
Robusto, fragueiro,
Brasão dos tamoios
Na guerra e na paz.
VI
Teu grito de guerra
Retumbe aos ouvidos
D'imigos transidos
Por vil comoção;
E tremam d'ouvi-lo
Pior que o sibilo
Das setas ligeiras,
Pior que o trovão.
VII
E a mão nessas tabas,
Querendo calados
Os filhos criados
Na lei do terror;
Teu nome lhes diga,
Que a gente inimiga
Talvez não escute
Sem pranto, sem dor!
VIII
Porém se a fortuna,
Traindo teus passos,
Te arroja nos laços
Do inimigo falaz!
Na última hora
Teus feitos memora,
Tranqüilo nos gestos,
Impávido, audaz.
IX
E cai como o tronco
Do raio tocado,
Partido, rojado
Por larga extensão;
Assim morre o forte!
No passo da morte
Triunfa, conquista
Mais alto brasão.
X
As armas ensaia,
Penetra na vida:
Pesada ou querida,
Viver é lutar.
Se o duro combate
Os fracos abate,
Aos fortes, aos bravos,
Só pode exaltar.