Era la fine degli anni '60 quando un gruppo di ragazzi, soffocati dal pesante pregiudizio della MPB, decisero di sperimentare qualcosa di nuovo, qualcosa che percorresse le strade del pop inglese dei Beatles senza tralasciare lo ie-ie-ie di Roberto Carlos e degli altri della TV Tupi. Nacque il Tropicalismo, un movimento molto contestato, fischiato per l'utilizzo delle chitarre elettriche, intese dai giovani dell'epoca come un sottostare all'imperialismo nord americano. Erano gli anni di Caetano Veloso, Gilberto Gil, Mutantes e Tom Zé, gli anni della polemica e della contestazione al regime dittatoriale.
Non siamo in Brasile e non esiste il tropicalismo come movimento. In maniera tale che ciò che facciamo oggi non ci rende responsabili dinanzi al movimento tropicalista.
Così comincia il documentario Tropicália di Marcelo Machado, prodotto da Fernando Meirelles che apre il festival E' Tudo Verdade e che dovrebbe essere proiettato nelle sale cinematografiche tra maggio e giugno 2012.
Questa dichiarazione è la risposta del giovane Caetano Veloso, nascosto da una fitta chioma di capelli ricci, alla domanda: Ma che cos'è il Tropicalismo alla fine? rivoltagli dal portoghese Raul Solnado, presentatore del programma televisino Zip-Zip, del canale RTP. Suonano Alfomega, Caetano e Gil, compagni di sventura, in esilio in Europa.
Il documentario cala lo spettatore in un viaggio di suoni ed immagini raccontando la storia di uno dei movimenti più emblematici della cultura brasiliana. Un lungometraggio composto da un collage di interviste, ricerche, immagini e tanta musica che ha come sfondo il sanguinoso periodo dal '67 al '69.
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