Elisa Lucinda
2 febbraio 1958, Cariacica
I libri di Elisa Lucinda sono disponibili su Abebooks.it
Da Chegada do Amor Sempre quis um amor que falasse que soubesse o que sentisse. Sempre quis uma amor que elaborasse Que quando dormisse ressonasse confiança no sopro do sono e trouxesse beijo no clarão da amanhecice. Sempre quis um amor que coubesse no que me disse. Sempre quis uma meninice entre menino e senhor uma cachorrice onde tanto pudesse a sem-vergonhice do macho quanto a sabedoria do sabedor. Sempre quis um amor cujo BOM DIA! morasse na eternidade de encadear os tempos: passado presente futuro coisa da mesma embocadura sabor da mesma golada. Sempre quis um amor de goleadas cuja rede complexa do pano de fundo dos seres não assustasse. Sempre quis um amor que não se incomodasse quando a poesia da cama me levasse. Sempre quis um amor que não se chateasse diante das diferenças. Agora, diante da encomenda metade de mim rasga afoita o embrulho e a outra metade é o futuro de saber o segredo que enrola o laço, é observar o desenho do invólucro e compará-lo com a calma da alma o seu conteúdo. Contudo sempre quis um amor que me coubesse futuro e me alternasse em menina e adulto que ora eu fosse o fácil, o sério e ora um doce mistério que ora eu fosse medo-asneira e ora eu fosse brincadeira ultra-sonografia do furor, sempre quis um amor que sem tensa-corrida-de ocorresse. Sempre quis um amor que acontecesse sem esforço sem medo da inspiração por ele acabar. Sempre quis um amor de abafar, (não o caso) mas cuja demora de ocaso estivesse imensamente nas nossas mãos. Sem senãos. Sempre quis um amor com definição de quero sem o lero-lero da falsa sedução. Eu sempre disse não à constituição dos séculos que diz que o "garantido" amor é a sua negação. Sempre quis um amor que gozasse e que pouco antes de chegar a esse céu se anunciasse. Sempre quis um amor que vivesse a felicidade sem reclamar dela ou disso. Sempre quis um amor não omisso e que sua estórias me contasse. Ah, eu sempre quis um amor que amasse. | Dell’Arrivo dell’Amore Ho sempre voluto un amore che parlasse che sapesse ciò che provasse. Ho sempre voluto un amore che elaborasse Che quando dormisse risonasse confidenza nel soffio del sonno e portasse baci alle prime luci dell’alba. Ho sempre voluto un amore che fosse conforme a ciò che mi dicesse. Ho sempre voluto un’infanzia tra ragazzino e signore un’azione indegna dove tanto potesse la sfacciataggine dell’uomo quanto la sapienza del sapiente. Ho sempre voluto un amore il cui BUONGIORNO! vivesse nell’eternità di imprigionare i tempi: passato presente futuro cose dallo stesso imbocco sapore dello stesso ingoio. Ho sempre voluto un amore di goleate la cui rete complessa del panno di fondo degli esseri non spaventasse. Ho sempre voluto un amore che non s’importasse quando la poesia mi tirasse fuori dal letto. Ho sempre voluto un amore che non s’irritasse dinanzi le differenze. Adesso, dinanzi all’oggetto ordinato metà di me strappa ansiosa la carta da regalo e l’altra metà è il futuro di conoscere il segreto che lega il nastro, è osservare il disegno dell’involucro e compararlo con la calma dell’anima al suo contenuto. Nonostante tutto ho sempre voluto un amore che fosse adeguato al mio futuro e mi alternasse tra ragazzina e adulto che ora io fossi il facile, il serio e ora un dolce mistero che ora fossi una paura-futilità e ora fossi un gioco ultrasuono del furore, ho sempre voluto un amore che senza un’ansiosa corsa si verificasse. Ho sempre voluto un amore che accadesse senza sforzo senza la paura che l’ispirazione finisse. Ho sempre voluto un amore da soffocare, (non il caso) ma la cui attesa del tramonto stesse immensamente nelle nostre mani. Senza altrimenti. Ho sempre voluto un amore con la decisione di un voglio senza la presa in giro della falsa seduzione. Ho sempre detto di no alla costituzione dei secoli che dice che l’amore “garantito” è la sua negazione. Ho sempre voluto un amore che godesse e che poco prima di arrivare a questo cielo si annunciasse. Ho sempre voluto un amore che vivesse la felicità senza lamentarsi di questo o quella. Ho sempre voluto un amore non omissivo e che la sua storia mi raccontasse. Ah, io ho sempre voluto un amore che amasse.
|
*traduzione non ufficiale
- Elisa Lucinda, em "Euteamo e suas estréias". Rio de Janeiro: Editora Record, 1999